La “Festa donne del vino”, il 4 marzo celebra nuove protagoniste. Complementarietà e sinergia per la condivisione delle competenze, dello stile e delle scelte tra uomini e donne, anche in Cantina, ecco i valori espressi.

Un articolo interessante trovato stamattina su Terra e Gusto di Ansa. Noi che in azienda siamo esattamente 50% maschi e 50% femmine, possiamo trarre dal nostro vissuto un insegnamento: lavorare insieme non è semplice ma è motivante, perchè i punti di vista diversi fanno crescere. A voi l’articolo per intero:

ROMA – Sono imprenditrici molto vocate all’internazionalizzazione, le vignaiole hanno mediamente titoli di studio più alti e parlano lingue straniere. E dal Dopoguerra, ha ricordato la produttrice piemontese Cristina Ascheri, hanno saputo raccogliere le redini di aziende agricole svuotate dall’emigrazione degli uomini verso il fronte, e i poli industrializzati. Eppure il loro ruolo è misconosciuto, hanno stipendi più bassi degli uomini, al secondo figlio viene sancita la fine agli obiettivi di carriera, e la domanda più frequente nelle fiere è “mi fa parlare con suo marito?”. E’ questo l’esito di un’indagine-sondaggio promossa dall’Associazione nazionale Le Donne del Vino e presentata a Roma presso la Stampa Estera. Un lavoro che in parte andrà a confluire nell’indagine mondiale di Wine Business International, agenzia britannica di analisi sul vino.

Il sessismo nel settore è “superiore alle aspettative e c’è ancora tanto da fare per raggiungere una reale parità di genere” commenta la presidente nazionale dell’Associazione Donatella Cinelli Colombini nell’annunciare per sabato 4 marzo la prima Festa delle donne del vino, evento diffuso che avrà per tema “Donne vino e motori” e vuole celebrare l’ascesa di nuove protagoniste.

Nel comparto vino tutto sembra “a misura d’uomo”, lamentano le circa 700 produttrici, ristoratrici, enotecare, sommelier e comunicatrici associate a “Le Donne del vino”. Tutte le produttrici esportano molto e il 52% ricava oltre la metà del proprio business nei mercati esteri, ma questa dimensione global non trova riflessi in busta paga. E nel 63% dei casi le enotecare e le sommelier di enoteche sono certe o sospettano di guadagnare meno dei colleghi maschi.

Pia Berlucchi, produttrice in Franciacorta e past president dell’associazione, ha sottolineato che “la differenza dei talenti tra uomini e donne deve dare nell’impresa vitivinicola il senso della complementarità. Ma le donne spiccano per tenacia, sanno stringere i denti e andare avanti. Una guerra tra sessi non fa bene a nessuno, meglio andare a braccetto, ma per le imprenditrici – ha detto – sarà vittoria sul filo della cultura”.(ANSA).