Essere orientati al mercato, una necessità, una fortuna, una leva, una ossessione.
Eppure, se vogliamo pensare di essere parte del mondo che ci circonda e vogliamo entrare nel nostro mercato di riferimento da protagonisti e non da follower, dobbiamo essere orientati al marketing (e quindi al mercato).
Il mercato deve essere ascoltato; i feedback che riceviamo, i commenti che sentiamo, i suggerimenti sono elementi preziosi che ci permettono di tarare il nostro operato, ritoccare la nostra strategia, verificare i nostri risultati. Sono fastidiosi come un commento su Tripadvisor che non ci aspettavamo? Impariamo a gestirli, rispondendo puntualmente e con cortesia. Un cliente coccolato o recuperato è come un diamante, per sempre.
Il marketing “one way” oramai non esiste più. E se esiste è talmente statico da non suscitare alcuna reazione o alcun sentimento. Abbiamo tutti la pretesa di condividere, essere stimolati, emozionati. Oramai anche durante un semplice assaggio o una degustazione cerchiamo l’esperienza, la gioia da pubblicare sui “social”. Ecco qua. Siamo diventati sofisticati o siamo annoiati? Forse entrambe le cose. Ma un’azienda deve mettere in atto una strategia difensiva oltre che offensiva, per raggiungere i clienti che vuole raggiungere, essere riconosciuta per i valori che incarna e in cui crede e soprattutto per sfruttare l’effetto esplosivo del “viral marketing”. Facciamoci capire.
Ripetizione, immagine, coerenza, etica. Ecco i valori che sento da qualche mese sulla bocca di chi fa il mio mestiere. Story telling ma non solo. Raccontiamo una storia, ma diciamo anche cosa faremo. Story doing come strumento di impegno verso il mercato, come messaggio positivo per il futuro. Bravi quelli che sono resistiti. Ancor più bravi quelli che guardano lontano.
Sostenibilità, concetto bistrattato e poco compreso. Sostenibile non è solo green, ma anche equo, vivibile e realizzabile. Quindi attenzione anche a questo concetto, se un progetto è eco-compatibile ma economicamente irrealizzabile è un sogno, non una attività. Se è green ma socialmente iniquo, non è sostenibile. Quindi nemmeno il biologico è più sufficiente, seppur necessario. Elaborare un protocollo produttivo e un codice etico aziendali diventa quasi un obbligo, per catturare quei clienti “sofisticati, alto spendenti e trend setter” che vogliamo nel nostro portafoglio.
Quindi per il marketing del vino e dell’agroalimentare si devono vestire di originalità, autenticità, green e condivisione, per arrivare dritti al cuore (e alle tasche) dei clienti obiettivo meno sensibili al prezzo ma più attenti alla qualità (percepita).