Desiderio di espansione, voglia di sviluppare i mercati export, stanchezza del mercato nazionale, poco affidabile, lento e a volte chiuso. Ecco le leve che muovono un prodottore del settore agroalimentare e del vino in particolare. Ma è sempre così facile? A seguire 5 consigli che ci sentiamo di dare ad ogni azienda che intende internazionalizzarsi.
- Non sognare e non pensare che l’aumento del numero di tentativi porti comunque a qualche risultato. Il fattore “fortuna” sicuramente aiuta ma per ogni paese che si cerca di raggiungere, si sviluppano costi, si impiegano energie e tempo. Meglio partire focalizzati, analizzando prima il mercato del paese di riferimento e raccogliendo informazioni. Camere di Commercio, Web (con spirito critico) e Consorzi o Associazioni di Produttori possono essere fonti preziose.
- Pensiamo che stiamo approcciando gente diversa da noi, mercati diversi da noi e mentalità diverse da noi. Se non siamo disposti a cambiare, almeno un po’, la strada sarà molto dura e i successi lenti a venire. Sono pochi i prodotti unici, e anche quelli hanno bisogno di essere compresi. Per tutti coloro che rientrano in mercati competitivi, farsi capire è il primo passo per aprire un dialogo e una trattativa. Quindi ci si prepari a parlare una lingua straniera o a pagare chi lo faccia per il produttore, a produrre materiale informativo adeguato e a staccarci dai preconcetti.
- Esiste una strategia? Si è sul serio pronti ad esportare? Abbiamo le competenze commerciali, logistiche, di marketing per farlo? Se la risposta è si, ci chiediamo cosa si è aspettato fino ad ora… se la risposta è no, ci sono figure competenti che possono accompagnare l’azienda e renderla “export friendly”.
- Esiste un listino prezzi adeguato all’export, coerente con il posizionamento finale? Ci sono paesi dove il nostro prodotto viene venduto a 3/4 volte il suo valore di partenza, dall’azienda. Con questi moltiplicatori il prodotto ha ancora mercato? Questa è una domanda severa alla quale è meglio rispondere subito, onde evitare di incappare nella classica frustrazione da “prezzo alto”.
- I prodotti che si vuole esportare, sono sul serio adatti all’export? Per gusto, stile, immagine, formato e destinazione d’uso. Se si, ottimo! Se no… si è disponibili a valutare modifiche o preferiamo, con l’adeguato marketing del vino o marketing dell’agroalimentare approcciare nicchie di consumo, cercare clienti mirati o addirittura creare bisogni?
Buona internazionalizzazione…il #madeinitaly è ancora il marchio più forte del settore agroalimentare mondiale, quindi avanti tutta con la giusta rotta e gli strumenti adeguati.