In questi ultimi giorni abbiamo cercato di raccogliere informazioni che potessero darci qualche idea su come muoverci nella promozione e del marketing dedicato al turismo, all’enoturismo e al turismo gastronomico.

I numeri del 2020 per il 90% delle aziende sembrano essere stati molto deludenti. Per capire quale scenario stiamo affrontando nello specifico ci siamo aiutati con due articoli interessanti usciti da poco.

Winetourism.com, il portale in assoluto più accreditato per il turismo enogastronomico del mondo, ha pubblicato il “Global Report of Covid-19 Impact on Wine Tourism“. L’indagine è stata condotta dal 16 al 23 novembre 2020 ed è coinvolgendo 10.080 aziende vinicole in tutto il mondo di cui 1.203 hanno risposto.

Due concetti macro ci hanno colpito: la maggioranza delle aziende dichiara di aspettarsi un ritorno ai livelli enoturistici pre covid NON PRIMA DEL 2022.  Ben l’80% delle aziende si aspetta un aumento dell’enoturismo nel proprio paese, per i prossimi 10 anni.

Poco meno del 6% delle aziende ha registrato un incremento delle proprie entrate generate dall’enoturismo (con una media che oscilla tra il 22% dell’Austria, 11% Germania, 7% della Francia, 2% dell’Italia e 1% della Spagna).

La pandemia in cui siamo stati conivolti tutti a indubbiamente avuto un effetto pesante e negativo sulle entrate del turismo enologico globale. Questa affermazione era sicuramente un “sentiment” generale che ora è confermato da questo studio che ha coinvolto più di 1200 aziende e si basa quindi su dati rilevati empirici. Purtroppo si rileva che in particolare nei paesi del Sud dell’Europa, poche sono state le aziende a rilevare un aumento delle entrate legate all’enoturismo.

Analizzando da vicino i motivi o i vantaggi competitivi che hanno portato queste aziende a ben reagire alla crisi, riteniamo che siano da effettuare alcune segnalazioni:

Le aziende più colpite sono state quelle che hanno sempre e solo puntato su un turista internazionale, tralasciando il turista di prossimità o nazionale.

Le aziende che hanno una base preesistente di turisti locali o un forte radicamento al territorio hanno reagito con maggiore vigore alla situazione.

Le cantine o aziende agroalimentari che si sono cimentate in experience “open air” come merende o degustazioni in vigna, cicloturismo o trekking hanno incontrato un maggior numero di turisti, desiderosi di esperienze nella natura e di distanziamento. (si veda il ns articolo sulla low touch economy)

Chi ha investito in esperienze di enoturismo innovative o digital hanno mantenuto il loro collegamento con i loro clienti storici o potenziali. Hanno creato dei nuovi punti di contatto (touch point) nel viaggio esperenziale del cliente (customer journey) che si sono ricordati dei loro prodotti e delle loro destinazioni non appena si è stati tutti più liberi di muoverci.

Le vendite on-line sono diventate pacificamente un canale interessante (sdoganato anche agli occhi dei vignaioli più scettici) su cui molte realtà stanno ragionando e su cui stanno pensando di investire (sulle modalità e sugli strumenti di promozione torneremo più avanti). La strategia di vendita multichannel diventa quindi una esigenza e non più una opzione.

In sintesi puntare sull’enoturismo è un’ottima opportunità per tutte le aziende dell’agroalimentare, con attenzione al cliente, orginalità e relazione forte con il territorio.

Fonti:

winetourism.com

Italia a Tavola